L’osteoporosi rappresenta una condizione medica che rende le ossa più porose e fragili, aumentando notevolmente il rischio di fratture per chi ne soffre. Questa malattia può interessare tutte le ossa del corpo, ma le più comunemente coinvolte sono la colonna vertebrale, l’omero, il femore prossimale e il polso.
Una delle peculiarità che rende particolarmente insidiose la malattia dell’osteoporosi è che spesso non porta con sé sintomi evidenti, in particolare quando si tratta degli stadi iniziali della malattia.
La condizione dell’osteoporosi viene diagnostica mediante delle analisi legate alla densità minerale ossea (nota anche come BDM). Si tratta di un valore specifico che viene misurato attraverso un’apposita apparecchiata, la MOC-DXA, dual energy x-rays absoptiometry.
La MOC-DXA, ovvero la Mineralometria Ossea Computerizzata rappresenta uno strumento essenziale per la diagnosi dell’osteoporosi.
Questa tecnica avanzata consente una valutazione accurata della densità minerale ossea, eseguita tramite la tecnica a doppio raggio X.
Dopo aver effettuato l’esame diagnostico dell’Osteoporosi, si procede con la valutazione della densità minerale ossea. Si tratta della fase essenziale per stimare il rischio di frattura, valutando la fragilità scheletrica del paziente.
Dunque, nel caso in cui si tratti di pazienti che hanno superato i 50 anni di età o delle donne in post-menopausa, la valutazione dell’esame della MOC-DXA viene basato sul T-score.
È un valore che corrisponde alla differenza tra il valore di densità minerale dell’osso esaminato e quello del campione di riferimento (ovvero di un soggetto sano di 30 anni con un massimo livello di massa ossea).
Secondo quanto chiarito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e dagli studi scientifici più recenti, il rischio di frattura cresce in modo esponenziale quando i valori del T-score risultano essere inferiori ai 2,5.
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